Luci e ombre della maternità
GENITORIALITÀ
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Qual è l’immagine della maternità che comunemente vediamo rappresentata dai Mass Media e dai Social Network? Molto spesso è l’immagine di una mamma incredibilmente serena, di una donna perfettamente curata, truccata e vestita, di un bebè sorridente, roseo e sereno. Un’immagine meravigliosa a cui siamo stati esposti fin da piccoli e che negli anni ha creato nelle nostre menti un vero e proprio stereotipo: quello è l’ideale di mamma e di maternità, quello è ciò che mi posso aspettare dal mio percorso di genitore. A questo immaginario mediatico si aggiunge un altro aspetto piuttosto rilevante: quando una donna diventa mamma, specialmente quando l’evento nascita rientra nei parametri della fisiologia e della salute della diade, siamo culturalmente e socialmente portati a guardare solo gli aspetti felici e positivi di questo evento: “è andato tutto bene”, “il bebè è sano”, “la mamma sta bene”.
Ma lo chiediamo davvero a quella mamma come sta? Oppure concentriamo le nostre attenzioni solo su quell’irresistibile cucciolino che profuma di latte? Siamo davvero sicuri di dare il giusto spazio a tutte (e sottolineo tutte) le emozioni della mamma? Sì, perché queste emozioni non sono solo gioia, felicità, innamoramento, esaltazione, incredulità, commozione, amore. Sono anche paura, senso di inadeguatezza, stanchezza psico-fisica, senso di vuoto e di mancanza (per molte donne, non sentire più il pancione rappresenta un vero shock), dolore fisico, tristezza. E non dimentichiamoci che prima di tenere tra le braccia il proprio cucciolo, una donna vive un evento unico, sconvolgente, quasi un rito di iniziazione, che l’ha portata in una dimensione totalmente nuova e le ha fatto provare emozioni e sensazioni mai vissute prima: il parto. E prima ancora, ci sono stati lunghi mesi di gestazione, costellati da emozioni spesso ambivalenti, scelte non sempre semplici, eventi di vario tipo che hanno delle reali ed effettive ricadute anche sul rapporto che si crea tra mamma e bebè. E ancora prima, per molte donne, c’è stato un tempo più o meno lungo di ricerca della gravidanza, un tempo troppo spesso vittima di ingerenze, domande inappropriate, commenti dolorosi da parte di chi non conosce la reale situazione della coppia.
Viene lasciato decisamente troppo poco spazio alla rielaborazione di un evento grandioso come la nascita e a tutto il percorso che la precede. Quando le mamme si ritrovano in una dimensione di non giudizio, di ascolto empatico e di condivisione alla pari, ecco però che emergono con forza e con un’incredibile carica emotiva le moltissime ombre della maternità, tutte quelle emozioni, stati d’animo, vissuti a cui la mamma non era preparata, che nessuno le aveva preannunciato.
Nelle tantissime occasioni di confronto che ho avuto e ho con le mamme, ho raccolto molte di queste ombre e ho pensato di condividerle con voi, affinché possiate non sentirvi sole, o peggio inadeguate e sbagliate nel vostro ruolo di madri.
Solitudine. Una parola, un universo di sentimenti. Complice anche il periodo storico che stiamo vivendo, una delle condizioni che più frequentemente le neomamme si trovano a vivere è quella di essere delle mamme sole: capita spesso di vivere lontane dai nonni e dai parenti. Gli amici, se ci sono, sono comunque molto impegnati nelle loro vite. I servizi di supporto alla genitorialità, specialmente nel post partum, scarseggiano. E in un attimo, la diade si ritrova sola: i papà escono al mattino per rientrare la sera e le ore sembrano non passare mai. L’accudimento di un neonato è senza dubbio il lavoro più totalizzante che esista: staccare la testa (per non dire il corpo) da quel piccolo cucciolo umano è un’impresa pressoché impossibile. Al tempo stesso, non tutte le mamme arrivano realmente preparate a vivere questa dinamica di grande richiesta di contatto: spesso, durante la gravidanza, si può pensare “mentre il cucciolo dorme, potrò fare… (elenco articolato di attività che spazia dalle faccende domestiche, al relax personale, agli impegni di lavoro o di studio)”. E poi succede che quel cucciolino vuole dormire solo stando attaccato al seno, oppure in fascia, oppure coricato sul petto della mamma, impedendole di fare qualsiasi cosa diversa dallo stare con lui. Quanta frustrazione può emergere da questa situazione… Quanto senso di impotenza... Quanti dubbi (“lo starò viziando?”, “per quanto tempo durerà questa richiesta di contatto?”), esasperati anche da una società e da una cultura che paiono essersi dimenticate della nostra natura di mammiferi. Spesso le mamme raccontano di aver vissuto con grande fatica psico-fisica i primi tempi con il neonato, di aver provato un forte senso di abbandono (“fino al parto la mamma è al centro di tutte le attenzioni, poi sembra sparire”), e di aver accusato la mancanza di un supporto reale, empatico e non giudicante.
Pianto. Lacrime di mamma, lacrime di bebè. Qualcuno, durante il vostro percorso di gravidanza, vi aveva mai detto che vi sarebbe potuto capitare di piangere tenendo il vostro piccolo in braccio? O che sareste riuscite a non piangere davanti a lui/lei, ma che avreste avuto bisogno di farlo sotto la doccia, tra le coperte del vostro letto, sulla spalla del vostro partner? E il pianto del cucciolo? Qualcuno vi aveva detto che i neonati a volte possono piangere molto e in modo apparentemente inconsolabile? Immagino che la maggior parte di voi starà pensando “no, nessuno me lo aveva detto, ma averlo saputo mi avrebbe aiutata”. Il motivo per cui questi argomenti non vengano affrontati con i genitori già durante la gravidanza ha varie spiegazioni: mancanza di servizi dedicati o poco tempo per trattare questi aspetti nei classici percorsi di accompagnamento alla nascita, paura di spaventare i neogenitori in attesa, poca attenzione prestata al post partum. Sta di fatto che di fronte al pianto, proprio e del proprio cucciolo, le mamme possono provare un forte senso di disorientamento e di incertezza: “sarà normale? Le altre mamme che vedo al parco mi sembrano così serene... Perché io avverto questo peso sul cuore? Cos’ho che non va? Dovrei essere felice… Perché non riesco a calmare il mio bambino?”. Vorrei potervi abbracciare tutte e dirvi che non avete nulla di sbagliato, che le vostre lacrime e le vostre emozioni sono fisiologiche, che sentirsi sopraffatte è normale, che tutte le mamme, chi più chi meno, prova questi sentimenti. Cercate una persona che possa ascoltarvi, che sia il vostro partner, vostra madre, un’amica fidata. Buttatele fuori queste lacrime, senza paura, chiedete solo che vengano accolte senza giudizio, ma con amore.
E per quanto riguarda le lacrime dei vostri bebè, datevi tempo: tempo per conoscervi, per interpretare i suoi segnali, per imparare a stare insieme. Siate clementi con voi stesse, fidatevi di voi. Il pianto di un neonato può avere mille spiegazioni, ma non sempre riusciamo a trovare quella giusta. Tanto contatto, tante coccole, tanta pazienza vi potranno aiutare anche nei momenti di crisi più intesa.
Privazione di sonno. Un altro argomento decisamente tabù è quello del sonno dei neonati: quanto dovrebbe dormire? Quanti risvegli farà durante la notte? Dormirà sempre in braccio o anche nella culla? Le domande e i dubbi potrebbero continuare, ma anche in questo caso il punto centrale della questione è che le coppie di neogenitori non vengono sufficientemente preparate a quello che sarà, nella stragrande maggioranza dei casi, il ritmo sonno-veglia del proprio bebè. Il sonno dei cuccioli umani è fisiologicamente diverso da quello degli adulti per vari motivi: il bebè si deve svegliare spesso per nutrirsi; la percentuale di sonno REM (sonno leggero) sul totale del sonno del bebè è elevata per consentirgli di svegliarsi più facilmente (dal punto di vista evolutivo, questo aspetto ha a che fare con la protezione e la sopravvivenza della specie). D’altro canto, c’è ancora moltissima disinformazione sull’argomento e moltissimi tentativi di vendere ai neogenitori soluzioni semplici a situazioni complesse. Sì, perché diciamocelo: la privazione di sonno è sicuramente snervante, rappresenta una delle sfide più dure per un genitore, fa perdere di lucidità e ricopre tutto con una patina grigiastra in grado di offuscare anche i momenti più belli e felici. Cosa fare in quei momenti? Per prima cosa, diffidate da chi pretende di vendervi metodi, peraltro privi di fondamento scientifico, per educare e insegnare ai vostri figli come e quando devono dormire. Ogni bambino è a sé, ogni famiglia ha bisogni e abitudini diverse, e quello che dobbiamo fare come genitori è essere consapevoli della fisiologia del sonno dei nostri cuccioli per supportarla al meglio, per fidarci delle nostre competenze innate, sereni del fatto che si tratta di fasi destinate a risolversi (in quali tempi, però, potrà deciderlo solo il vostro cucciolo).
Corpo di mamma. La trasformazione che subisce il corpo di una donna durante la maternità è unica e incredibile. Ma non sempre si tratta di un cambiamento semplice da accettare. Sul corpo delle mamme si combattono battaglie di marketing da parte di aziende di cosmesi e molto spesso quel corpo in trasformazione diventa oggetto di domande e commenti che non sempre le mamme gradiscono: “quanti chili hai preso?”, “sei tutta pancia”, “che pancione grosso”. La pancia delle mamme… L’emblema della maternità e della vita che cresce. Non è paradossale che appena dopo il parto quella pancia che tanto abbiamo amato e accarezzato per molti e lunghi mesi, diventi tutt’a un tratto qualcosa da nascondere, da coprire, da mascherare? Quella pancia che si è tesa a dismisura per accompagnare la crescita del nostro bebè, ora appare floscia, svuotata, non bella. E si è portate a desiderare che torni quanto prima alle condizioni pre-gravidanza, senza considerare il fatto che il nostro corpo ha impiegato ben nove mesi per completare la gestazione di nostro figlio: pertanto, sarebbe opportuno concedergliene altrettanti per rientrare nelle misure originarie (sempre che questo sia il nostro desiderio).
Detto questo, però, credo fortemente che alle mamme dovrebbe essere lasciato uno spazio per poter affermare che non è sempre facile essere in pace con un corpo così diverso. Se una donna fatica ad accettarsi con quelle forme cambiate e quei chili in più, prima di sminuire la cosa riportando la sua attenzione alla fortuna che ha ad essere diventata mamma, accogliamo il suo sfogo e ricordiamoci che sentirsi bene con se stesse non è assolutamente un argomento futile, superficiale o scontato. Una mamma che stenta ad accettarsi nel proprio corpo sarà probabilmente una donna che faticherà a ritagliarsi dei momenti per prendersi cura di se stessa o a recuperare una serena vita di coppia.
Accattare il cambiamento fisico derivante da una maternità è un percorso fatto di alti e bassi, in cui tutte le emozioni possono trovare il proprio spazio e che tutte le donne meritano di vivere, ciascuna con i propri tempi e i propri desideri.
Respira mamma. Sicuramente, l’aver letto fino a qui ha toccato dentro di te qualche tasto dolente, qualche ferita ancora aperta. E allora, cerchiamo di scacciare un po’ di queste ombre portando le luci della maternità in queste pagine. Condivido con te le luci più belle che alcune donne e madri meravigliose mi hanno donato durante i loro racconti.
Profumo di latte. Sguardi innamorati. Desiderio di reinventarsi. Spinta a migliorare e crescere. Tempo lento, senza orologi. Amore incondizionato. Emozioni a fior di pelle. Potenza creativa. Coccole senza tempo. Bisogno di stare vicini. Pelle di pesca. Legame inaspettato. Essere nutrimento per un altro essere umano, essere il suo rifugio, il suo più grande amore. Competenze innate tutte da scoprire. Senso di protezione. Seguire l’istinto. Sorrisi che nascono dal cuore. Essere testimone della vita che nasce e cresce.